Elementi salienti
1. Nell’AR, un ADI anteriore > 3,5 mm è considerato anomalo; tuttavia, l’ADI posteriore possiede un valore prognostico maggiore. Un ADI anteriore > 9-10 mm o posteriore < 14 mm si associa a un rischio aumentato di danno neurologico, e richiede solitamente l’intervento chirurgico.
2. Nell’AR, l’intervento chirurgico deve essere tentato prima dell’insorgenza di una mielopatia di classe IIIB di Ranawat, perché una volta che la patologia raggiunge tale grado di severità i miglioramenti neurologici sono limitati.
3. I soggetti affetti da spondilite anchilosante presentano una riduzione dell’espansione toracica, rispetto alle altre persone.
4. Ogni paziente affetto da spondilite anchilosante che si presenti per insorgenza improvvisa di dolore lombare o cervicale deve essere sottoposto a indagini volte a escludere la presenza di fratture. Come conseguenza di un’instabilità spinale o della formazione di ematomi può verificarsi un rapido deterioramento neurologico.
5. Il segno più precoce di spondilite anchilosante è l’erosione del lato iliaco dell’articolazione sacroiliaca. La spondilite anchilosante ha una propensione per le sacroileiti bilaterali e per i sindesmofiti, sottili escrescenze marginali che determinano il caratteristico aspetto della “colonna vertebrale a canna di bambù”.
6. Il 10% circa dei soggetti affetti da artrite psoriasica sviluppa una spondilo-artropatia. Il trattamento farmacologico è simile a quello per i soggetti affetti da AR. Le indicazioni chirurgiche sono simili a quelle per i soggetti affetti da AR che presentano malattia cervicale o spondilite anchilosante, e deformità cifotiche.
7. La sacroileite asimmetrica e i sindesmofiti non marginali differenziano la sindrome di Reiter dalla spondilite anchilosante.
8. A differenza della spondilite anchilosante, la DISH è caratterizzata da grossi sindesmofiti non marginali con coinvolgimento di almeno quattro corpi vertebrali contigui, senza interessare le articolazioni sacroiliache.
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