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Capitolo 10 - Neuro-ortopedia e riabilitazione

Mary Ann Keenan, MD

VI. Terapia fisica e occupazionale

A. Ipotonia muscolare e decondizionamento fisiologico

  1. La prolungata immobilizzazione delle estremità, il riposo a letto e l'inattività determinano marcata atrofia muscolare e decondizionamento fisiologico in un breve periodo di tempo.
  2. I soggetti disabili spendono maggiori energie rispetto a quelli sani, nello svolgimento delle attività della vita quotidiana.

B. Metabolismo aerobio

  1. Durante lo svolgimento di attività fisica prolungata, il metabolismo è principalmente aerobio.
  2. Le principali fonti energetiche per il metabolismo aerobio sono i carboidrati e i grassi.
  3. Nell'ossidazione aerobia, i substrati vengono ossidati attraverso una serie di reazioni enzimatiche che portano alla sintesi di adenosin trifosfato (ATP) per la contrazione muscolare.
  4. Un programma di condizionamento fisico può incrementare le capacità aerobie migliorando la gittata cardiaca, aumentando i livelli di emoglobina, potenziando la capacità cellulare di estrazione dell'ossigeno dal sangue e rafforzando la massa muscolare mediante ipertrofia.

C. Aree problematiche

  1. Posizionamento del paziente
  2. Mobilità
  3. Svolgimento delle attività della vita quotidiana
  4. Permettere a un paziente allettato di assumere la posizione seduta può migliorarne significativamente la qualità della vita, potenziandone in maniera rilevante le possibilità d'interazione con le altre persone.
  5. Per alcuni pazienti possono risultare necessari ingessature od ortesi, per mantenere la posizione desiderata degli arti.
  6. Per prevenire le contratture sono necessari esercizi aggressivi di motilità articolare.

D. Fattori in grado d'influenzare le capacità di deambulazione di un paziente

  1. Stabilità degli arti
  2. Controllo motorio
  3. Buone reazioni di equilibrio
  4. Adeguata propriocezione

E. Attrezzature e dispositivi di ausilio nei movimenti (ad es. bastoni da passeggio, deambulatori e sedie a rotelle)

  1. Tali ausili dovrebbero sempre avere il design più semplice possibile per raggiungere lo scopo.
  2. Andrebbero scelti sulla base dei livelli funzionali cognitivi e fisici del paziente.

F. Sviluppo di esercizi e di attività appropriate

  1. Occorre prendere in considerazione l'escursione articolare, il tono muscolare, il controllo motorio e le funzioni cognitive del paziente.
  2. Considerazioni sulle funzioni cognitive
  • a. Anche i soggetti confusi e agitati possono rispondere ad attività funzionali semplici e familiari, come il lavarsi la faccia e i denti.
  • b. I pazienti con funzionalità cognitive maggiori andrebbero incoraggiati a badare alla propria igiene, alla cura della persona, a vestirsi e a nutrirsi.

G. Prescrizione della fisioterapia

  1. Le sue componenti comprendono la diagnosi, la valutazione dei deficit funzionali, gli obiettivi terapeutici e la presenza di precauzioni o limitazioni.
  2. Le prescrizioni dovrebbero inoltre specificare le modalità da impiegare, le necessità di ortesi e le capacità di carico del braccio o della gamba.
  3. Andrebbero infine specificate la frequenza e la durata della terapia.

Elementi salienti

1. Non è possibile porre diagnosi di lesione completa del midollo spinale fino alla risoluzione dello shock spinale, segnalato dal recupero del riflesso bulbo-cavernoso.

2. Il recupero neurologico, in seguito a una lesione del midollo spinale, viene stabilito determinando la variazione dell'AMS (la somma dei gradi di forza relativi a ciascuno dei 10 muscoli chiave testati bilateralmente, rappresentanti i segmenti neurologici da C5 e T1 e da L2 a S1) tra valutazioni neurologiche successive. (Rivedere i livelli di funzione compresi tra C4 e C7).

3. La gestione dei soggetti che hanno subito una lesione del midollo spinale comprende la prevenzione delle contratture e il mantenimento del range dei movimenti, la preservazione dell'integrità cutanea e una cateterizzazione intermittente.

4. L'incidenza di HO è circa del 20%, nei soggetti con lesioni del midollo spinale. Le asportazioni chirurgiche sono indicate quando le HO interferiscono con la funzionalità.

5. Una postura accovacciata aumenta il carico di lavoro a livello dei quadricipiti e dei muscoli estensori dell'anca, che devono continuamente rimanere attivi per mantenere il paziente in posizione eretta. La simultanea correzione chirurgica delle deformità di flessione dell'anca e del ginocchio rappresenta la soluzione terapeutica preferibile.

6. La correzione chirurgica di una deformità con dita a martello richiede la liberazione dei tendini del flessore lungo e di quello breve delle dita, alla base di ciascun dito.

7. La correzione chirurgica di una deformità in varismo è ottenibile con trasferimenti tendinei volti a riequilibrare il piede, tra i quali uno split di trasferimento del tendine tibiale anteriore.

8. Le deformità in flessione del polso e delle dita in una mano funzionale vengono trattate mediante allungamento miotendineo.

9. Il trattamento chirurgico raccomandato della deformità in flessione del polso, in una mano non funzionale, è costituito da un trasferimento tendineo dal superficiale al profondo.

10. I fattori che influenzano la capacità di camminare di un paziente comprendono la stabilità degli arti, il controllo motorio, le reazioni d'equilibrio e un'adeguata propriocezione.

 

   

MODULO 1:
CONOSCENZE FONDAMENTALI

MODULO 2:
COLONNA VERTEBRALE